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Il Cda di Poste Italiane non conosce crisi

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Messaggio Da Admin Dom Mar 13 2016, 02:36

Il Cda di Poste Italiane non conosce crisi ERMaZkb+645exlL9FM=--
Non sembrano conoscere crisi i consiglieri di amministrazione di Poste italiane, che in dieci anni hanno visto lievitare la busta paga del 189,3% passando dai 178mila euro lordi del 2005 ai 515mila del 2014. Effetto dovuto pure alla riduzione da 11 a 5 del numero dei componenti del Cda che ha di fatto consentito di spalmare la “torta” a una platea più ristretta di persone. Con il costo complessivo per l’azienda (e quindi per lo Stato) passato dai 2 milioni di euro di alcune stagioni fa ai 2,57 del 2014: con un aumento incredibile del 31,5%.
La notizia viene lanciata da uno studio della Uil Poste, commissionato ad Eures (ricerche economiche e sociali), che porta alla ribalta un caso che ha davvero dell’incredibile. Altro che spending review per i membri del Cda del gruppo che si occupa del servizio postale in Italia. Che in quanto a stipendio superano di gran lunga il salario annuale del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che si aggira intorno ai 370mila euro.
Ma non è tutto. Perché secondo quanto rivelato da Pier Paolo Bombardieri, commissario di Uil Poste e segretario organizzativo della confederazione, in aumento del 44,9% ci sono anche gli stipendi dei dirigenti del gruppo. Con il costo medio di quest’ultimi passato dai 174.600 euro del 2005 ai 253mila del 2013.
Il discorso non varrebbe però per il personale restante, quello operativo, la cui basta paga sarebbe cresciuta “solo” dell’8,1% rispetto al passato. Per una variazione “inferiore a quella dell’inflazione – denuncia il sindacato – con una riduzione del potere d’acquisto. Ci chiediamo se il taglio della spesa di Renzi ha dimenticato o spento la luce su questa azienda”.
Dura, la posizione di Bombardieri. Che ricorda anche come ai dati sugli stipendi si sommino quelli di un piano incentivi per l’esodo, proposto da Poste Italiane, “particolarmente favorevole”. Infatti, stando al dossier della Uil, le risoluzioni consensuali nei rapporti di lavoro con i dirigenti sono state, tra il 2004 e il 2015, circa 275 pari al 69,1% del totale delle conclusioni di rapporto registrate per questa categoria professionale. Per un esodo che sarebbe costato all’azienda “oltre 73 milioni ad un ritmo di 8 milioni l’anno”.
Non stringono certo la cinta, i consiglieri d’amministrazione del gruppo guidato da Francesco Caio e anzi, a quanto pare, vedono salire, anno dopo anno, il proprio stipendio. Che ha toccato ormai cifre davvero faraoniche. Soprattutto in tempi di crisi economica profonda e interminabile. 
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